Dipinto da Leonardo tra il 1483 e il 1486 originariamente su tavola, il dipinto fu poi trasferito su tela nel 1806 da Francois-Toussaint Hacquin, abile maestro restauratore. Il dipinto misura 199 cm × 122 cm ed è appeso al Louvre. Con questo dipinto Leonardo fu il primo in Italia a sperimentare la pittura ad olio, anche se nel Nord Europa gli artisti usavano già da tempo l'olio.
La Vergine delle Rocce Louvre fu il primo quadro dipinto da Leonardo a Milano, dopo il suo trasferimento nel 1483. Questo pregevole dipinto, che diventerà noto come la Vergine delle Rocce, fu commissionato nel 1483 dalla Confraternita dell'Immacolata di Milano.
Il dipinto doveva essere al centro della pala d'altare nella Cappella dell'Immacolata nella chiesa di San Francesco Grande. La Confraternita incaricò Leonardo e i fratelli de Predis (una rinomata famiglia di pittori rinascimentali) per la fornitura delle opere d'arte principali e dei pannelli circostanti. Il progetto ha incontrato problemi: l'esecuzione dei lavori ha superato i limiti, sia finanziari che di tempo. I compromessi sui pagamenti e l'adempimento contrattuale, e l'intervento del re Luigi XII, produssero un secondo dipinto che fu finalmente installato nel 1508, mentre La Vergine delle Rocce Louvre entrò nella collezione del re di Francia.
Le figure centrali
Leonardo dipinse la composizione centrale seguendo un rigido schema piramidale tradizionale, sebbene vi sia un tale movimento e fluidità in questo gruppo compatto che ogni rigidità è impercettibile. Tutta l'attenzione cade sulla bella Madonna. È tenera e materna; una mano protettiva è in bilico su suo figlio piccolo ai suoi piedi.
Tutto in lei è morbido e tenue ma, al contrario, la sua veste scura rivela una ricca fodera dorata, un brillante frammento di colore al centro del dipinto. La sua mano tesa è confortante attorno a un bambino in preghiera. Quest'altro bambino è il neonato Giovanni Battista, inginocchiato e proteso verso Cristo Bambino, che prega in adorazione. Il Cristo Bambino, forse incoraggiato dall'angelo proprio dietro di lui che indica Giovanni, lo benedice. Secondo la tradizione fiorentina, Giovanni e Gesù erano compagni di giochi d'infanzia.
L'angelo straordinariamente bello completa la scena. Il volto dell'angelo è sublimemente sbalorditivo; le ali d'angelo sono delicate, diafane, quasi trasparenti, mentre l'angelo è vestito di colori vivaci in rosso e verde intenso. Sembra che Leonardo abbia deciso di rinunciare alle solite aureole simboliche e abbia scelto di rappresentare la santità attraverso la squisita bellezza.
Le rocce di sfondo
Tradizionalmente, l'incontro tra il neonato Giovanni e il Cristo Bambino avveniva nel deserto. Qui Leonardo ci propone una curiosa alternativa di rocce e graniti. Gli alberi ad alto fusto sul retro e le piante realistiche sparse nel paesaggio, nei ricchi colori color ruggine dell'autunno, ammorbidiscono le rocce dure e rendono l'ambiente una nicchia accogliente che abbraccia le figure.
L'effetto ammorbidente è reso anche dall'uso da parte di Leonardo della tecnica dello "sfumato". "Sfumato" è, nelle stesse parole di Leonardo, "fondere i colori, senza l'uso di linee o bordi "alla maniera del fumo"". È una tecnica che usava spesso. Qui ha creato un'atmosfera magica: queste rocce straordinarie, aspre ma tranquille, criptiche e intriganti, si estendono nell'aldilà e svaniscono nella nebbia.
L'altra Vergine delle Rocce
Quando si fa riferimento al dipinto del Louvre, il nome del museo segue sempre il nome del quadro: "La Vergine delle Rocce Louvre". Questo perché la seconda versione, alla National Gallery di Londra, dipinta (o supervisionata) da Leonardo, ha lo stesso nome. Vedi l'alternativa Virgin of the Rocks qui. Poiché il dipinto originale non soddisfaceva le esigenze della Confraternita (mancanza di aloni?), fu prodotto il secondo dipinto e il primo fu acquistato dal Re di Francia, grande estimatore di Leonardo.